Se si pensa ai tempi dei nostri nonni o, più in generale, a chi ha vissuto o vive in uno stato di guerra, il nostro attuale atteggiamento nei confronti del cibo si trova radicalmente in contrasto con esso. I cosiddetti paesi del Primo Mondo non sono più abituati a far fronte a situazioni critiche e, se prima il motto comune era “non si butta via niente”, oggi si è sfortunatamente perso il senso legato al valore intrinseco del cibo. Lo spreco alimentare annuo, infatti, ammonterebbe a 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti, con un 42% che parte all’interno delle mura domestiche.
Per fortuna, un movimento che spinge alla consapevolezza alimentare negli ultimi anni è nato e si è sempre più ingrandito, nel tentativo di minare quello stile di vita ciecamente consumistico consolidatosi negli ultimi anni tra i ceti medi e alti.
Gli sprechi alimentari internazionali sono quindi sempre più oggetto di studi, che ricercano nelle catene di produzione e consumo i numeri e le cause degli sprechi, cercando di risanare i diversi malfunzionamenti e problemi ad essi inerenti. A cominciare dalla mentalità delle persone, ultimo ma imprescindibile anello di questo sperpero.
In quest’ottica sono nate una serie di start up legate proprio al fenomeno dello spreco alimentare. A iniziare dai consumatori, alcune idee partono proprio dalle case dei privati, dove una parte importante dei beni alimentari viene gettata in quanto scaduta. Un esempio può essere sicuramente “S-cambiacibo”, piattaforma italiana di “foodsharing”: attraverso un account personale, l’utente può segnalare la presenza nel suo frigo di alimenti di prossima scadenza e che lui sa non verranno consumati. Chi sta dall’altra parte può controllare l’ubicazione e la tipologia del prodotto e, se interessato, passare a ritirarlo. Progetto nato nel 2013 a Bologna, è oggi esteso a tutto il territorio nazionale e permette di targettizzare un raggio d’azione fino a 20k.
Anche le grandi catene di supermercati sono protagoniste di primo piano per quanto riguarda l’immensa quantità di alimenti gettati per vari motivi, siano essi di pura estetica o perchè i prodotti in questioni sono scaduti. Per questo è nata la milanese MyFoody: si tratta sempre di una piattaforma online che segnala, invece dei cibi in pronta scadenza tra i privati, i prodotti che rischiano di andare a male nei supermercati. Una rete permette di collegare i punti vendita che scontano i cibi nelle suddette condizioni, permettendo al consumatore di risparmiare ed evitare che il cibo sia gettato.
In una realtà dove sempre più persone, anche causa del sovrappopolamento di alcuni paesi, vivono in condizioni di indigenza e nella totale mancanza di risorse prime, è importantissimo cercare di reimpostare i nostri metodi di consumo e di produzione: industria e massa non dovrebbero più coincidere automaticamente con spreco.